mercoledì 25 marzo 2009

Se la storia non si ripete...

E' fresca di oggi la notizia, apparsa sul sito di Repubblica, che in Inghilterra sia ormai prossimo un vero e proprio "tsunami" nel mondo della scuola. Un gruppo di esperti incaricati dal Ministero dell'Istruzione, ha infatti elaborato una nuova riforma scolastica. Fin quì niente di interessante. Pare, però, che il pezzo forte della riforma sia l'abbattimento delle ore di storia alle elementari, per far posto...all'informatica!!!
Specifichiamo.
Le ore di storia saranno sostituite da ore di informatica nelle quali l'alunno/a, che avrà bisogno di uscire da scuola con queste competenze e conoscenze, imparerà cos'è un blog, cos'è Wikipedia, Facebook, Twitter, Msn ecc... L'insegnante, però, potrà sciegliere due (e dico due) fasi storiche riguardanti la Gran Bretagna da trattare nell'arco dell'intero ciclo elementare.
...beh
Dopo la prima lettura dell'articolo, si rimane frastornati. Dopo la seconda consapevoli. Dopo la terza increduli...
Chiariamo.
Non che si abbia qualcosa contro l'informatica...anzi...sarebbe quantomeno contraddittorio scriverle contro su un blog...
Ma la cosa sembra in sequenza: azzardata, controproducente, illogica, amorale.
Insomma. Una Cazzata.
Ancor più grossa, guardando al paese che la sta partorendo (U.K. baby!), ritenuto paese "serio". Qual'è in realtà il rischio che si crea partendo da una cosa del genere? Non è solo quello di omettere la storia, ma di conseguenza di omettere pian piano il mondo, di omettere l'uomo...perchè cos'è la storia se non il grande racconto della vita dell'uomo e delle sue opere da quando è comparso sulla faccia della terra?
La storia siamo noi stessi. (citando il titolo di una famosa trasmissione)
Ma no! A che serve sapere da dove veniamo, chi ha fatto cosa, chi ha inventato questo, chi e cosa ci hanno permesso di essere come siamo? A niente appunto!
Bisogna che si sappia come Giulia può aprire, se vuole, un gruppo su Facebook di "quelle che sbadigliano appena si alzano dal letto", o come Renzino può costruire un blog sui nani da giardino. Cose tra l'altro legittimissime e fattibilissime. E quì sta il bello.
Perchè l'informatica sarebbe da incrementare nella scuola, si dovrebbe spiegare ai ragazzini di tutte le età come funzionano certi meccanismi, come operare in sicurezza con questi nuovi strumenti, come poter sfruttarli al massimo per la loro crescita.
Ma non credo sia una cosa intelligente dargli il mezzo, Wikipedia ad esempio, e non il contenuto, e non sapere poi, cosa scrivere e cosa cercare. Non credo che ci sia il bisogno di mettere al posto di un qualcosa che spesso solo la scuola ti può dare, come lo studio della storia, una cosa come l'informatica, una "materia" ormai trattata dai ragazzi ogni giorno e per molte ore al giorno e che, bene o male, si impara velocemente con piacere. Perchè invece di togliere, di sostituire, non si tende ad allargare, non si aumentano le ore per fare informatica? Una domanda che potrebbe avere tante risposte...
Non vorrei e non voglio pensare che tutto ciò rientri in qualche insensato e insano progetto di accompagnamento e di incentiviazione della sempre più diffusa ignoranza giovanile. Dopotutto, siamo nel paese in cui fu scritto: "l'ignoranza è forza"...
Si spera in un rinsavimento dei britannici, anche perchè l'Unione Europea potrebbe seguirne le orme, e quindi anche la nostra cara vecchia Italia, che in quanto a fare cazzate ci tiene a non farsi surclassare da nessuno.
Ma forse sono troppo pessimista.
Posso ancora vantarmi di stare in un paese in cui, pur zoppicando per ovvi motivi, si continua ad insegnare, e si continua ad insegnare storia. Una grande storia. La nostra. Che quasi sempre si fonde con le storie di altre nazioni e di altri popoli. E che forma la storia del mondo che fa da base al suo stesso futuro. Un paese in cui, fu scritto non a caso: "Historia magistra vitae".


Quasar

2 commenti:

  1. Privare una società della sua storia è come privare l'uomo della sua memoria.

    RaBat.

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  2. Il buon vecchio G. Orwell non ha scritto un libro fantascientifico... ormai dovremmo rendercene conto!

    Julìan Carax

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